• Le società partecipate:l’emblema della gestione fallimentare di Melchionda

    In vista del consiglio comunale di oggi, con il conto consuntivo all’ordine del giorno, le note asseverate dai revisori dei conti delle due partecipate sono arrivate solo ieri alle 14.00, mentre il consiglio è stato convocato dal 7 aprile.
    Un ritardo che assume contorni preoccupanti se si pensa che si continuano a tener nascoste le carte e si fa esattamente il gioco delle tre carte: i destinatari, però, non sono solo i consiglieri comunali ma anche l’Ente stesso che con nota del 20 febbraio aveva sollecitato a inviare il rapporto ai presidenti delle stesse.
    Una situazione esplosiva e poco chiara che alla fine, vuoi perchè lo prevede la legge, vuoi perchè qualcuno non vuole assumersi responsabilità che non ha, è emersa in tutta la sua drammaticità.
    Per quanto concerne la Eboli Multifatture, la nota che vi allego, a firma del Dirigente Finanze, parla di un ulteriore e persistente ( visto il precedente del 2012) DISALLINEAMENTO pari a € 600.000. Il frutto di una gestione fallimentare e che neanche il Comune riesce a venirne a capo.
    Il continuo gioco delle tre carte sui conti dimostra che non c’è la volontà di risolvere il problema, le cifre testimoniano il disastro finanziario con il pericolo di mandare in strada 34 famiglie. Ma la sensazione è che si rimandi di mese in mese, al fine di scaricare sulla nuova giunta la “patata bollente”.
    Invece per la Eboli Patrimonio srl i debiti aumentano di anno in anno, arrivando a toccare la cifra di 555.000€. Un’enormità se si considera che questa è la partecipata del nulla più assoluto, incapace di alienare un solo immobile comunale e che ha visto dimettersi tre amministratori delegati su quattro. Un’operazione che costerà milioni di euro agli ebolitani e che spoglierà la città di tutto il patrimonio comunale.
    Il Monte dei Paschi di Siena concederà tutte le proroghe che vuole, tanto gli interessi maturano mese dopo mese e l’ipoteca da 8.600.000€ sarà scontata a danno dei cittadini onesti.
    Due esempi di gestione scellerata della cosa pubblica e che siamo sicuri, porteranno al disastro finanziario anche l’Ente.

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