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  • Fiume Sele: interrogazione parlamentare del Sen. Iannone. Manutenzione e messa in sicurezza per evitare esondazioni.

    Il capogruppo di Fratelli di Italia ad Eboli, congiuntamente al coordinatore cittadino e l’intero direttivo eletto, annunciano l’atto parlamentare n. 4-00525, pubblicato il 19 giugno 2023, nella seduta n. 77

    “L’attenzione per i nostri territori si manifesta con tutti gli strumenti legislativi e di controllo a disposizione del Parlamento ed in questo il Sen. Antonio Iannone ha mostrato tutta la sua sensibilità.
    L’interrogazione parlamentare è indirizzata al Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica e prende spunto formale dalle tragiche alluvioni in Emilia-Romagna.
    Il partito ebolitano ha fatto voti al Sen. Iannone perché non si può rimanere spettatori inermi dinanzi alla delicata situazione in cui versa il territorio campano.

    In particolare è necessario intervenire celermente per evitare che il Salernitano sia oggetto di inondazioni a causa della scarsa attenzione verso il fiume Sele, un pericolo incombente in caso di piogge abbondanti.
    E questo allarme, purtroppo, è rimasto per anni inascoltato.

    Il ripetersi ciclico degli eventi calamitosi richiede strategie volte all’attività di prevenzione attraverso un programma pluriennale di manutenzione ordinaria del territorio con il concorso di tutti gli Enti competenti, ma le politiche di prevenzione di esondazione dei fiumi nel Salernitano non sono state tuttavia facilitate dai numerosi Enti interessati alle politiche di difesa del suolo: regione, enti locali, consorzi.

    Negli anni si sono verificati continui e periodici eventi alluvionali con danni causati dalla tracimazione non controllata delle acque dei fiumi del Salernitano ed in particolare il fiume Sele.
    Per questo motivo con l’atto in oggetto “ si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda sollecitare tempestivamente gli Enti interessati a portare a compimento entro un termine certo le opere di messa in sicurezza dei fiumi interessati dalle esondazioni con la pulizia degli alvei, principale causa delle calamità nel Salernitano.
    In attesa di una risposta concreta da parte del Ministro competente, Fratelli di Italia ad Eboli continua il monitoraggio delle problematiche territoriali investendo il gruppo parlamentare locale e ringrazia il Sen. Iannone per aver dato seguito immediato alla segnalazione.”

  • RIFIUTI DALLA TUNISIA: DE LUCA CHIARISCA LE ANOMALIE ECONOMICHE E PROCEDURALI

    Abbiamo appreso con grande indignazione  la notizia relativa ai rifiuti campani stoccati in Tunisia che dovranno far ritorno probabilmente a Persano.

    Non siamo qui a dire che la Piana del Sele è stata da sempre considerata un punto di scarico rifiuti, perchè saremmo ripetitivi.
    Nel corso degli anni, infatti, da Bassolino a De Luca il centro sinistra non ha mai avuto rispetto del nostro territorio, salvo poi chiedere i voti durante le campagne elettorali.
    L’argomento in questione è così delicato che meriterebbe prima dei chiarimenti ufficiali da parte dell’Ente regionale, visto che le anomalie sembrano evidenti e grossolane.
    Per questo rivolgiamo alcune domande al governatore De Luca e ai suoi giullari di corte territoriali:

    1) Perchè non si procede alla caratterizzazione dei rifiuti in Tunisia?

    Questa dovrebbe essere la prima operazione da condurre al fine di capire cosa effettivamente andiamo a riprendere, onde evitare discordanze rispetto a quanto scaricato dalla ditta privata al porto di Sousse. In pratica, non possiamo caricare 212 container al “buio” senza sapere cosa contengono, nel pieno contraddittorio delle parti.

     

    2) Perchè i rifiuti non vengono dirottati presso l’inceneritore di Acerra?

    Dopo la caratterizzazione le tonnellate di monnezza avrebbero un percorso di sicuro e celere smaltimento, ma ad oggi si legge di un deposito provvisorio presso lo Stir di Battipaglia o a Persano.
    Dalla documentazione in possesso si evince che il codice Cer 191212 “rifiuto proveniente da meccanizzazione dei rifiuti” delle 6000 tonnellate è chiaramente lavorabile dall’inceneritore di Acerra e comporterebbe un esborso di “soli” 180.000 euro ( 30 euro ogni tonnellata).
    Abbiamo letto anche di un possibile affidamento presso lo Stir di Battipaglia, gestito da Ecoambiente.

    Ricordiamo che questa è una società pubblica partecipata al 100% dalla Provincia di Salerno che non può lavorare quel codice CER citato e che, peraltro, avrebbe costi di gestione sicuramente più onerosi.
    Inoltre, risulta che la società ha un contenzioso con la Regione Campania pari a 20.000.000 euro.

     

    3) Perchè non viene applicata la convenzione di Basilea?

    La Convenzione di Basilea, entrata in vigore il 5 maggio 1992, è il principale trattato internazionale per la regolamentazione dei movimenti transfrontalieri di rifiuti pericolosi ed altri rifiuti.
    La sua applicazione garantirebbe che quei rifiuti rimanessero in Tunisia, visto che il sito di conferimento non è stato dichiarato idoneo.
    La Regione Campania, quindi, non doveva inviare il dossier all’Anged, l’Agenzia nazionale per la gestione dei rifiuti, ma avrebbe dovuto rivolgersi al ministero dell’Ambiente tunisino.

     

    4) Perchè gli errori della Regione Campania devono pagarli i cittadini della Piana del Sele?

    A prescindere dai risvolti giudiziari della vicenda, De Luca dovrebbe spiegare ai campani perchè la Regione Campania ha dapprima autorizzato con quattro decreti la ditta privata a scaricare quei container in Tunisia, salvo poi fare un passo indietro.
    Gli errori dei cattivi amministratori non possono gravare sulle nostre spalle.

     

  • Progetto TERNA: NO alla conformità urbanistica.

     Ricorderete tutti la scorsa campagna elettorale e gli annunci di ferma opposizione dell’attuale Sindaco Conte al progetto targato Terna.
    Annunci senza alcun seguito e senza supporto parlamentare ( vedasi risposta Ministero ad interrogazione parlamentare presentata dal parlamentare locale), visto che l’opera si farà come ampiamente annunciato e con il cantiere già avviato.
    Noi, come allora, oggi ribadiamo che il Comune di Eboli arriva puntualmente in ritardo sulla vicenda e ogni decisione sembra già presa.
    Per questo motivo abbiamo richiesto, con le altre forze d’opposizione, un consiglio comunale monotematico e il 20 gennaio 2021 ci sarà una ampia discussione.
    La maggioranza dovrà rendicontare non tanto sul cambio di opinione circa la fattibilità del progetto avvenuto nelle ultime settimane ma sulla volontà politica di assumersi le proprie responsabilità.
    Questo il punto: mantenere gli impegni presi in campagna elettorale o tradire la fiducia di sostenitori ed elettori.
    Nel mentre restiamo sconcertati dopo aver appreso dalla documentazione tecnica inviata un particolare agghiacciante che impone una immediata riflessione rispetto i prossimi lavori presso la stazione di San Nicola Varco.
    Infatti, la Direzione Generale per lo sviluppo del territorio, la pianificazione e i progetti internazionali del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile – Dipartimento per la programmazione strategica, i sistemi infrastrutturali, di trasporto a rete, informativi e statistici-, con nota prot. U.0019366 del 10/11/2021, ha richiesto l’accertamento di Conformità Urbanistica, ex art. 1sexies DL 239/2003 convertito in L. 290/2003 e smi per la costruzione e l’esercizio del collegamento in corrente continua a 500kV di potenza pari a 1000MW “Tyrrenian Link collegamento Est” e la risposta dell’ufficio Urbanistica risale al 3 gennaio 2022.
    E’ emerso che la “stazione di conversione che sorgerà nel nostro Comune è prevista in un’area assoggettata a Piano Urbanistico Attuativo approvato e vigente. Rispetto ai parametri previsti dal predetto PUA, il progetto non è compatibile“.
    Neanche la “stazione di smistamento risulta compatibile urbanisticamente poichè “l’opera è prevista in zona classificata E a prevalente conformazione del territorio, sottozona Ed di pianura in parte assoggettata a fascia di rispetto di canali e fossi e di elettrodotto. L’utilizzazione prevista non è compatibile con la disciplina di zona urbanistica che prevede la realizzazione di nuovi volumi soltanto in funzione della conduzione dei fondi agricoli. È altresì preclusa la realizzazione di nuovi tratti stradali non previsti nelle tavole di piano, ed è consentita la sola manutenzione di quelli esistenti.”
    Infine neanche i raccordi aerei 380 v dalla stazione di conversione a quella di smistamento e i raccordi a quest’ultima risultano compatibili poichè “L’opera è prevista in zona classificata E a prevalente conformazione del territorio, sottozona Ed di pianura in parte assoggettata a fascia di rispetto di canali e fossi e di elettrodotto. I previsti nuovi sostegni rientrano fascia di rispetto di canali e fossi. In tale fascia, per una larghezza di 10 metri dai cigli dei canali e dei fossi sono altresì vietate la realizzazione di qualsiasi manufatto edilizio puntuale non afferente la gestione delle dinamiche idrauliche, il deposito permanente o temporaneo di qualsiasi materiale, l’utilizzazione agricola del

    suolo, i rimboschimenti a scopo produttivo e gli impianti per l’arboricoltura da legno.
    A questo punto sorgono spontanee delle domande: 1) Il Sindaco ne era a conoscenza? 2) Perchè è stato avviato il cantiere? 3) Il procedimento necessita di variante urbanistica? 4) Quali controlli effettuerà la Polizia Municipale rispetto la mancata conformità urbanistica?
    Seguiremo costantemente la vicenda e aggiorneremo la cittadinanza in merito

  • De Iesu smaschera l’inadeguata gestione della macchina amministrativa targata Di Benedetto

    Per un attimo sembrava di ritornare indietro con le lancette dell’orologio a circa 3 anni fa, quando in un infuocato consiglio comunale sul bilancio e conto consuntivo la nostra opposizione metteva nero su bianco i danni prodotti dall’allora vice sindaco Di Benedetto.
    Era proprio lui, in qualità di Vice Sindaco, a difendere strenuamente l’operato dell’amministrazione comunale Cariello, sotto il profilo contabile e amministrativo.
    Ma non finisce qui.
    La farsa è continuata per anni ed è culminata addirittura pochi mesi fa, quando con una nota stampa, ripresa dagli ultimi seguaci rimasti, ha magnificato il proprio operato, dimenticando alcuni problemi pendenti.
    Oggi, dopo la conferenza stampa del Dott. De Iesu, appare chiaro che la realtà dei fatti sia totalmente diversa da quanto raccontato.
    Infatti, il Commissario straordinario dopo soli sei mesi ha evidenziato “ alcuni punti critici, frutto di una inadeguata capacità di gestire la macchina comunale” che lasciano letteralmente basiti e con l’amaro in bocca:

    1) Una montagna di debiti fuori bilancio: l’ultimo regalo dell’ex amministrazione.

    Nel bilancio 2021, dopo l’arresto dell’ex sindaco, il Commissario si è visto costretto a fronteggiare un’emergenza: riconoscere circa € 1.500.000 di debiti fuori bilancio.
    Di questa somma, circa € 817.000 comprensivi di interessi, derivano da un contenzioso vinto dalla ditta Ladurner che gestisce il sito di compostaggio.
    E su questa vicenda, occorre meditare molto circa la scellerata gestione posta in essere dagli ex amministratori comunali.
    Questi soldi, infatti, dovranno essere sborsati dal Comune e pagati dagli ebolitani sotto forma di tasse comunali!

    2) La carenza di risorse umane, che comprime la capacità organizzativa del Comune.

    Ma vi ricordate gli annunci in termini di assunzioni praticamente in tutti i settori?
    Ebbene, quegli annunci sono rimasti solo sulla carta mentre i numeri attuali delle risorse umane restano sotto soglia tale da garantire servizi celeri ai cittadini.

    3) Cimitero di Eboli: bocciata la frammentazione degli appalti

    Lo abbiamo detto a più riprese e nel corso degli ultimi cinque anni.
    Le ombre che si addensavano sul cimitero, a causa di una pessima gestione, sono state confermate dalla recente inchiesta della Procura di Salerno e dal Commissario.
    La manutenzione dei loculi, l’omologo servizio del verde e la gestione delle lampade votive, da ora in poi, avranno un unico riferimento grazie all’accorpamento dei servizi e ad un appalto unico che garantirà maggiore trasparenza e legalità.

    4) Stazione unica appaltante: addio alla CUC Sele Picentini

    Come dimenticare le nostre barricate in consiglio comunale su un tema che forse non appassiona i cittadini ma che è fondamentale nell’ottica di dare impulso agli appalti pubblici.
    La Centrale unica di committenza, con capofila il Comune di Bellizzi, ad oggi non ha dato garanzie in termini di celerità amministrativa e trasparenza degli atti, risultando il servizio costoso e poco efficiente.
    Da adesso in avanti le spese gestionali saranno pari solo a 8000 euro annui e l’adesione alla centrale unica di committenza della Valle dell’Irno ci soddisfa.

    5) Manutenzione del verde cittadino: l’erba alta e le responsabilità politiche.

    De Iesu è stato chiaro: l’appalto per la manutenzione del verde urbano e lo sfalcio delle erbacce è stato affidato regolarmente nel 2019 ma nessuno sa perché il contratto non è stato sottoscritto, nel mentre si è proceduto ad affidamenti diretti con lotti frazionati e a settembre 2020 si sono svolte le elezioni comunali.
    Un filo diretto o semplice coincidenza?
    Non è dato saperlo, intanto abbiamo avuto disagi fortissimi legati all’erba alta in centro come nelle periferie.
    Occorre proseguire sulla strada della pianificazione e puntare ad un decoro maggiore.

    Questi e non solo, rappresentano i risultati di cinque anni fallimentari che hanno devastato l’immagine e la credibilità della nostra amata Eboli.
    L’inadeguata gestione della macchina amministrativa targata Cariello e Di Benedetto non è passata inosservata e bene ha fatto il Commissario straordinario a dettagliarne gli aspetti per informare i cittadini che, nel segreto dell’urna, volteranno definitivamente pagina.

  • No al 5G: prima la salute pubblica e la tutela ambientale.

    Oggetto: moratoria per la sperimentazione della tecnologia 5G su tutto il territorio comunale e monitoraggio ambientale per la tutela della salute pubblica


    PREMESSO CHE

    • Che il Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ad esito della consultazione pubblica avviata con la delibera n. 89/18/CONS, ha approvato con delibera n. 231/18/CONS le procedure per l’assegnazione e le regole per l’utilizzo delle frequenze disponibili nelle bande 694-790 MHz, 3600-3800 MHz e 26.5-27.5 GHz per sistemi di comunicazioni elettroniche di quinta generazione (5G);
    • La tecnologia di comunicazione 5G è in fase di sperimentazione dal 2017 e s’aggiungerà agli standard ancora esistenti per le tecnologie 2G, 3G e 4G prevedendone la sostituzione nell’arco di pochissimo tempo e che la previsione di introduzione della nuova generazione di standard 5G è per il 2019-2020, atteso che dal 1° Gennaio 2019 sono operative le nuove bande messe all’asta dal Governo;

     

    • Che, come noto, numerosi, attendibili e qualificati studi medico-scientifici nazionali ed internazionali attestano la potenziale nocività per la salute umana delle onde elettromagnetiche, emessi da tecnologie di comunicazione senza fili, con rischi per il sistema neurologico, immunitario, endocrinologici e persino genotossici-tumorali e un aumento di fenomeni di elettrosensibilità nella popolazione;

     

    • Il 5G si basa su microonde a radiofrequenze più elevate dei precedenti standard tecnologici, anche dette onde millimetriche, che comportano due implicazioni principali: maggiore energia trasferita ai mezzi in cui le radiofrequenze vengono assorbite (in particolare i tessuti umani) e minore penetrazione nelle strutture solide, per cui vi è la necessita di un maggior numero di ripetitori (a parità di potenza) per garantire il servizio;

     

    • Il piani del Governo prevedono una copertura del 5G sul 98% del territorio nazionale, non solo le cosiddette Smart City ma pure parchi, aree naturali, zone di campagna e piccoli centri a bassa densità abitativa, per riuscire a servire il 99% della popolazione italiana;

     

    • secondo le previsioni e stando ad alcune dichiarazioni rilasciate agli organi di stampa dai vertici delle aziende del wireless, ciò potrebbe comportare l’innalzamento dei limiti di legge per la soglia d’irradiazione elettromagnetica dagli attuali e cautelativi 6 V/m ai più elevati e rischiosi 61 V/m, a cui la popolazione potrebbe essere esposta 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, comportando l’installazione di nuova infrastruttura tecnologica di rete, ovvero mini-antenne a microonde millimetriche quantificabili persino in milioni se una ogni pochi metri sui lampioni della luce, nei tombini dei marciapiedi, in cielo coi droni e in orbita nello spazio col Wi-Fi satellitare;

     

    • Le radiofrequenze del 5G sono del tutto inesplorate, mancando qualsiasi studio preliminare sulla valutazione del rischio sanitario e per l’ecosistema derivabile da una massiccia, multipla e cumulativa installazione di milioni di nuove antenne che, inevitabilmente, andranno a sommarsi alle decine di miglia di Stazioni Radio Base ancora operative per gli standard tecnologici di comunicazione senza fili 2G, 3G, 4G oltre alle migliaia di ripetitori Wi-Fi attivi;

     

    • Il documento pubblicato nel 2019 dal Comitato scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti (SCHEER) della Commissione europea, affermando come il “5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche” ha evidenziato un chiaro segnale agli Stati membri, soprattutto all’Italia, sui pericoli socio-sanitari derivabili dall’attivazione ubiquitaria del 5G (che rileva gravissime criticità, in parte sconosciute sui problemi di salute e sicurezza dati) confermando l’urgente necessità di un intervento normativo nei riguardi della diffusione di tale nuova tecnologia 5G;

     

    • Nei paesi industrializzati e occidentali sempre più cittadini negli ultimi decenni manifestano l’insorgenza di sintomi correlati all’esposizioni ubiquitaria di campi elettromagnetici, definiti clinicamente e dalla letteratura scientifica come sintomi di “ipersensibilità elettromagnetica”, ovvero Elettro-Iper-Sensibilità o più comunemente meglio nota come Elettrosensibilità, e che i più comuni sintomi sono mal di testa, eruzioni cutanee, difficoltà di concentrazione, insonnia, acufeni, tachicardia, stordimento e difficoltà digestive;

     

    • Nel 2004 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha organizzato a Praga un convegno su questa patologia con un rapporto finale pubblicato nel 2005 in cui l’Elettrosensibilità è definita come “un fenomeno in cui gli individui avvertono gli effetti avversi sulla salute quando sono in prossimità di dispositivi che emanano campi elettrici, magnetici o elettromagnetici”;

     

    • È stato dimostrato in quattro studi (Rea 1991 Havas 2006, 2010, McCarty et al. 2011) che è possibile identificare persone con ipersensibilità elettromagnetica e dimostrare che possono essere testati usando risposte obiettive, misurabili, dimostrando che questi soggetti sono realmente ipersensibili se confrontati con i normali controlli;

     

    • Altri studi dimostrano che ci sono veri e propri cambiamenti fisiologici nei soggetti con Elettrosensibilità e che due studi (De Luca, Raskovic, Pacifico, Thai, Korkina 2011 e Irigaray, Caccamo, Belpomme 2018) hanno dimostrato che le persone elettrosensibili hanno alti livelli di stress ossidativo e una prevalenza di alcuni polimorfismi genetici, che potrebbero suggerire una predisposizione genetica;

     

    • I ricercatori stimano che circa il 3 % della popolazione mondiale ha gravi sintomi associati alla Elettrosensibilità mentre un altro 35% della popolazione ha sintomi moderati come deficit del sistema immunitario o malattie croniche;

     

    • Come avviene per altre ipersensibilità ambientali, l’Elettrosensibilità presenta una varietà di sintomi ed è spesso associata alla Sensibilità Chimica Multipla alla Fibromialgia e alla Sindrome da Fatica Cronica;

     

    • Secondo un’indagine interna del Bundesamt für Strahlenschutz (Ufficio federale per la protezione dalle radiazioni), in Germania vi sono molte migliaia di persone elettrosensibili che cercano di evitare le onde elettromagnetiche come quelle generate, ad esempio, da cellulari, Smartphone, Stazione Radio Base o meglio antenne di telefonia mobile o WLAN, e che lo stesso Ufficio federale stima che in Germania circa il 6 % della popolazione con sintomi di malattie reagisce alle radiazioni ad alta frequenza e si profila una tendenza all’aumento della percentuale;

     

    • Il Parlamento Europeo nella Risoluzione del 2009 e l’Assemblea del Consiglio d’Europa con la Risoluzione n° 1815 del 2011 hanno richiamato gli stati membri a riconoscere l’Elettrosensibilità come una disabilità, al fine di dare pari opportunità alle persone che ne sono colpite;

     

    • Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, direzione generale per l’inclusione e le politiche sociali, per mezzo dell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità, rispondendo ad una richiesta avanzata dalla Rete No Elettrosmog italiana sul riconoscimento dell’Elettrosensibilità come disabilità, il 16 Giugno 2015 ha affermato di non disconoscere “l’importanza della tematica”;

     

    • Che un oramai considerevole numero di studi medico-scientifici internazionali ritiene l’elettrosmog una causa di quattro effetti fisiologici primari: la perdita di tenuta della barriera ematoencefalica, l’interferenza con la produzione di melatonina, la destabilizzazione della regolazione delle membrane cellulari e danni genetici. Inoltre, i campi elettromagnetici interferirebbero con la funzione riproduttiva, compromettendo gravemente il sistema immunitario, endocrino, cardiovascolare e le funzioni neurologiche degli esseri umani. Ne conseguono sintomi di malessere e patologie che variano da un livello medio ad uno grave, come mal di testa, nausea, perdita di concentrazione e di memoria, disturbi dell’umore e cardiaci, sino ai tumori cerebrali, tiroidei e delle ghiandole parotidee e a ingenti danni arrecati al DNA;

     

    • Riscontrati gli “effetti nocivi sulla salute umana” il 15 Gennaio 2019 il TAR del Lazio ha quindi condannato i ministeri di salute, ambiente e pubblica istruzione a promuovere un’adeguata campagna informativa “avente ad oggetto l’individuazione delle corrette modalità d’uso degli apparecchi di telefonia mobile”, mentre una serie di sentenze emesse nell’ultimo decennio dalla magistratura internazionale e italiana attestano il danno da elettrosmog, l’elettrosensibilità e il nesso causale telefonino=cancro, anche oltre ogni ragionevole dubbio (Cassazione 2012), tanto che note compagnie internazionali di assicurazione come Swiss Re e Llyoid’s non ne coprono più il danno;

     

    VISTO CHE

    • proprio per le peculiari caratteristiche considerate, sperimentazioni e adozione di tali nuove tecnologie altamente rischiose per umanità ed ecosistema dovrebbero avere una valutazione preliminare sull’impatto e prendere in considerazione il rischio attribuibile a tale intervento prima che lo stesso sia realizzato, potendo fare ancora valutazioni ex-ante sul se e come realizzarlo;

     

    CONSIDERATO CHE

    • si individua I’ARPA come Ente adibito a rilasciare il parere tecnico in merito alla compatibilità di un progetto inerente la richiesta e il rilascio dell’autorizzazione all’installazione e alla modifica degli impianti, attraverso la verifica dei campi elettromagnetici;

     

    • si individua il Comune quale ente competente in ambito territoriale al rilascio dell’autorizzazione per l’installazione e la modifica degli impianti per telecomunicazioni e radiodiffusione;

     

    • spetta al Sindaco la responsabilità penale, civile, amministrativa, di accertarsi nelle competenti sedi, per le conseguenze di ordine sanitario, che dovessero manifestarsi a breve, medio e lungo termine nella popolazione residente nel territorio comunale;

     

    • spetta al Sindaco, nella Sua veste di ufficiale di Governo e massima autorità sanitaria locale in ossequio all’art. 32 della Costituzione ed al principio di precauzione sancito dal diritto comunitario e dall’art. 3‐ter del D. L.vo n. 152/2006, al fine di fronteggiare la minaccia di danni gravi ed irreversibile

     

     

    per i cittadini di adottare l’adozione delle migliori tecnologie disponibili e di assumere ogni misura e cautela volte a ridurre significativamente e, ove possibile, eliminare l’inquinamento elettromagnetico e le emissioni prodotte ed i rischi per la salute della popolazione;

     

    CONSIDERATO ALTRESI CHE

    • con Delibera n° 231/18/CONS l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha individuato 120 piccoli centri pilota sul territorio italiano su cui sperimentare la tecnologia 5G;

     

    • che nel 2011 la IARC (International Agency for Research on Cancer) ha classificato i campi elettromagnetici delle radiofrequenze come possibili cancerogeni per l’uomo e che l’1 novembre 2018 il National Toxicology Program ha diffuso il rapporto finale di uno studio su cavie animali dal quale è emersa una «chiara evidenza che i ratti maschi esposti ad alti livelli di radiazioni da radiofrequenza, come 2G e 3G, sviluppino rari tumori delle cellule nervose del cuore». Il rapporto aggiunge anche che esistono anche «alcune evidenze di tumori al cervello e alle ghiandole surrenali». E qui si sta parlando ancora di 2G e 3G, ma ora si vuol introdurre in modo ubiquitario, capillare e permanente il 5G;

     

    • Nel marzo 2018, inoltre, sono stati diffusi i primi risultati dello studio condotto in Italia dall’Istituto Ramazzini di Bologna (Centro di ricerca sul cancro Cesare Maltoni), che ha considerato esposizioni alle radiofrequenze della telefonia mobile mille volte inferiori a quelle utilizzate nello studio sui telefoni cellulari del National Toxicologic Program, riscontrando gli stessi tipi di tumore. Infatti, sono emersi aumenti statisticamente significativi nell’incidenza degli schwannomi maligni, tumori rari delle cellule nervose del cuore, nei ratti maschi del gruppo esposto all’intensità di campo più alta, 50 V/m. Inoltre, gli studiosi hanno individuato un aumento dell’incidenza di altre lesioni, già riscontrate nello studio dell’NTP: iperplasia delle cellule di Schwann e gliomi maligni (tumori del cervello) alla dose più elevata;

     

    • Sono quasi duecento gli scienziati indipendenti che, guidati dal professor Lennart Hardell, hanno sottoscritto l’appello per una moratoria del 5G. Un altro appello internazionale ha già raccolto le adesioni di ricercatori, cittadini e organizzazioni di 96 paesi e mette a disposizione una bibliografia ricchissima, che attesta numerosi rischi biologici da elettrosmog. In Italia, non da ultimo, una petizione ha già raccolto migliaia di firme e l’associazione ISDE Medici per l’Ambiente ha chiesto al Governo «un piano di monitoraggio dei possibili effetti sanitari e una moratoria per l’esecuzione delle sperimentazioni 5G su tutto il territorio nazionale sino a quando non sia adeguatamente pianificato un coinvolgimento attivo degli enti pubblici deputati al controllo ambientale e sanitario”;

     

    • Martin Pall, Professore emerito di Biochimica e Scienze mediche di base, Washington State University (USA) nel Commento dell’8 Ottobre 2018 alle Linee Guida dell’ICNIRP e alle relativi Appendici sui Limiti per l’Esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici variabili nel tempo (da 100 kHz a 300 GHz) denuncia il pericolo per la salute umana derivabile dall’elettrosmog e dal 5G;

     

    • Che in Germania il Comune di Ravensburg ha predisposto la creazione di zone senza il 5G proprio a tutela dei cittadini ammalati di Elettrosensibilità;

     

    • Audita il 26 Febbraio 2019 presso la Commissione (IX) Traporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati, la dott.ssa Fiorella Belpoggi, scienziata dell’Istituto Ramazzini, direttrice del Centro per la Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni, riferendosi ai pericoli socio-sanitari del 5G ha poi affermato nella successiva conferenza stampa di Montecitorio organizzata con l’alleanza italiana STOP 5G come “non si capisce perché le aziende chimiche e automobilistiche facciano studi e test prima di immettere sul mercato nuovi prodotti e al contrario delle aziende di telefonia mobile. L’introduzione senza cautela del 5G, nonostante gli allarmi, sembra non aver insegnato nulla ai governi rispetto alle lezioni del passato: i governi dovrebbero prendere tempo in attesa di valutazioni accurate sulla pericolosità di questa tecnologia innovativa con studi sperimentali appropriati. Si tratta a questo punto solo di volontà politica, agire per garantire la salute pubblica sarebbe solo un fatto di democrazia”;

     

    • Audita il 26 Febbraio 2019 presso la Commissione (IX) Traporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati, la Dott.ssa Stefania Borgo di ISDE Italia, medici per l’ambiente, riferendosi ai pericoli socio-sanitari del 5G ha poi affermato nella successiva conferenza stampa di Montecitorio organizzata con l’alleanza italiana STOP 5G ha affermato come “le radiofrequenze utilizzate nella tecnologia 5G hannomostratoin molti studi animali una non trascurabile tossicità legata ad effetti biologici, ed in particolare sul DNA, in grado di indurre tumori e alterazioni di diversi apparati, riproduttivo, metabolico e sistema nervoso ed è pertanto altamente auspicabile che in questo caso si applichi il principio di precauzione, sulla base del quale è raccomandato condurre, prima dell’introduzione di una nuova tecnologia potenzialmente nociva, una adeguata sperimentazione da parte di una agenzia altamente competente, indipendente e senza conflitti di interesse, una ricerca sufficientemente lunga da poter evidenziare effetti di tossicità cronica utilizzando modelli e metodi diversi in grado, quindi, di evidenziare differenti effetti biologici”;

     

    • Che il 2 Marzo 2019 presso Vicovaro (Roma) s’è tenuto il 1° meeting nazionale STOP 5G, promosso dall’alleanza italiana STOP 5G, a cui hanno aderito numerose associazioni e comitati di malati e preso parte note figure di riferimento della medicina e della scienza italiana e che dall’assise ne è poi uscito un consenso in una risoluzione in cui si chiede al Ministro della Salute di promuovere uno studio preliminare nazionale sugli effetti biologici delle radiofrequenze 4G e 5G presso un ente indipendente e privo di conflitti d’interessi con l’industria, valutata la disponibilità dell’Istituto Ramazzini e di istituire una commissione di vigilanza permanente per il monitoraggio degli effetti dei campi elettromagnetici, individuando membri della scienza e medicina indipendente, un coordinamento tra le associazioni dei malati;

     

    TANTO PREMESSO, VISTO E CONSIDERATO

    il Consiglio Comunale di Eboli (SA) impegna l’amministrazione comunale e il Sindaco a:  

    • di adottare un’ordinanza contingibile e urgente per vietare qualsiasi sperimentazione del 5G sul territorio amministrato in attesa della nuova classificazione della cancerogenesi annunciata dall’International Agency for Research on Cancer, applicando il principio precauzionale sancito dall’Unione Europea, pendendo in riferimento i dati scientifici più aggiornati, indipendenti da legami con l’industria e già disponibili sugli effetti delle radiofrequenze, estremamente pericolose per la salute dell’uomo;

     

    • opporsi riguardo l’estensione sul territorio comunale della nuova tecnologia 5G, aderendo alla richiesta di moratoria, promuovendo allo stesso tempo soluzioni tecnologiche sicure e a basso impatto ambientale e sanitario, quali il cablaggio al posto del pericoloso wireless, cominciando dai luoghi maggiormente sensibili di permanenza continuativa delle persone più a rischio (scuole, ospedali, uffici pubblici, ecc);

     

    • ad astenersi per il futuro dall’autorizzare, asseverare e dare esecuzione a progetti relativi a nuove tecnologie come il 5G che possano condurre ad un aggravamento delle lamentate condizioni di insalubrità ambientale;

     

    • minimizzare il rischio sanitario sui campi elettromagnetici promuovendo un tavolo tecnico sanità/ambiente volto a monitorare le ripercussioni dei campi elettromagnetici su popolazione ed ecosistema, individuando membri della scienza e della medicina indipendente coinvolgendo unitamente un coordinamento locale tra le associazioni dei malati e cittadinanza attiva;

     

    • attivando servizi da parte degli Enti competenti in materia, ASL e ARPAC anche con l’ausilio del mondo accademico universitario e degli istituti di ricerca indipendenti, promuovano un sistema di monitoraggio ambientale e sanitario in merito a possibili effetti indesiderati della tecnologia 5G sulla popolazione nelle aree individuate per l’eventuale installazione degli impianti;

     

    • la riaffermazione della tutela e della salvaguardia della salute umana e della tutela ambientale come valori di rilievo costituzionale, nonché beni inalienabili (articolo 9, secondo comma e articolo 32, primo comma) inoltrando pertanto la presente delibera di Consiglio Comunale ai Ministeri di Ambiente, del Territorio e della Tutela del mare, della Salute e dello Sviluppo Economico.

     

    I consiglieri comunali

    Damiano Cardiello
    Fido Santo Venerando

  • Non mi sorprendono più i comunicati stampa di un Sindaco plurindagato per corruzione e altri reati gravi contro la Pubblica Amministrazione.
    La scarsa lucidità di Cariello, oramai è un dato di fatto, alla prese con una questione morale che sta degradando l’immagine di Eboli.
    Come incontrovertibili sono i dati sulla raccolta differenziata in città: 60 mesi di proroghe del contratto ed un ulteriore esborso per le casse comunali pari ad € 22.000.000.
    La storia è stata cristallizzata dal grande lavoro della Commissione Controllo e Garanzia condotta dal collega Antonio Petrone:l’esigenza concreta del Comune di Eboli era ed è quella di procedere comunque ad un nuovo affidamento per le seguenti ragioni:
    1) il piano di riequilibrio finanziario pluriennale di cui all’art.243 bis del TUEL,
    adottato con delibera di Consiglio Comunale n.6 del 1.02.2013 e integrato con
    successiva delibera n.41 del 8.07.2013, ha posto rigidi vincoli di bilancio che
    impongono una razionalizzazione e riduzione della spesa corrente, anche per il
    servizio di che trattasi;
    2) va rivisto  un rapporto contrattuale definito dalla giunta cariello “troppo oneroso” basato su un progetto di organizzazione del servizio non più attuale con nuove esigenze del territorio rispetto a dodici anni fa.
    D’altronde che i rifiuti non potessero rimanere per strada lo sanno tutti, ma rientrava nei compiti delle opposizioni quello di verificare il perchè la politica abbia ritardato l’operato degli uffici.
    Dopo ben diciassette mesi dal suo insediamento l’Amministrazione comunale, con deliberazione di giunta n.435 del 14/12/2016 ha approvato il progetto di affidamento del servizio relativo a “Piano di gestione integrata dei rifiuti prodotti sul territorio comunale”, redatto dal Servizio Ambiente dell’Area P.O. Urbanistica Edilizia Ambiente del Comune di Eboli.
    A più riprese è stato chiesto al Sindaco la motivazione di questi ritardi ma nessuna risposta è giunta.
    Ciò nonostante,nella relazione allegata, è emerso che siano state troppe le lungaggini che hanno condotto gli uffici a bandire la prima gara poi annullata a seguito del parere ANAC e la seconda ancora in corso di svolgimento.
    A supporto degli ebolitani che pagano una delle TARI più alte della Provincia di Salerno a causa della cattiva gestione della macchina amministrativa, è stato dato input per il tramite dell’organismo di controllo.
    Tanto è vero che sino alla data del 30 maggio 2019 della seconda gara non avevamo alcuna notizia, salvo qualche annuncio sulla stampa.
    Dopo le necessarie verifiche l’Anac, giustamente, ha preso atto che l’iter è in corso.
    A quando arriveremo all’aggiudicazione definitiva, visto che in gara è rimasta una sola ditta?
    Anzichè affannarsi ad annunciare vittorie di Pirro, Cariello dia risposte in merito ai quesiti che poniamo da anni.
  • Mentre Cariello festeggia, le tasse aumentano.

    La pressione fiscale nazionale e quella locale stanno soffocando gli ebolitani onesti ( che pagano e hanno sempre versato il dovuto), mentre l’Amministrazione comunale sperpera soldi pubblici per staffisti e feste di piazza.
    E’ quanto emerge dalla seduta di consiglio comunale svolta poche ore fa, dove restano sostanzialmente ai massimi di legge le tariffe Irpef ( aliquota comunale), IMU e TASI, mentre aumenta il tributo TARI sui rifiuti.
    Eboli ha aderito nel 2013 al piano pluriennale di riequilibrio finanziario e, a causa della mala gestio degli anni passati, potrà uscire solo nel 2023.
    Ragion per cui tutte le componenti comunali dovranno rimanere aumentate, ma la tariffa sui rifiuti, se accompagnata da una buona politica, potrebbe diminuire.
    Non succede con Cariello e compagni, visto che da quando si sono insediati non solo hanno fatto flop per il mancato abbassamento della TARI, ma non sono riusciti a portare a termine neanche le gare di gestione del sito di compostaggio e di quella della raccolta differenziata con gravi ripercussioni sui cittadini.
    Infatti, l’appalto pubblico per la raccolta rifiuti per responsabilità politiche palesi emerse in commissione controllo e garanzia, è stata “ritardata” a causa della maggioranza che ha dettato degli indirizzi da seguire che, in ultimo, si sono rivelati fatali.
    Tanto è vero che quella gara è stata annullata su parere dell’ANAC e, ad oggi, nonostante annunci da marinaio dell’Assessore delegato Masala, non è stata ancora pubblicata.
    Le conseguenze sono serie per le tasche degli ebolitani: paghiamo un servizio a peso d’oro senza possibilità di riduzioni e con un totale di proroghe liquidate che arrivano alla stratosferica somma di 18.000.000 euro.
    Il tutto mentre la percentuale della raccolta differenziata resta ampiamente sotto la soglia di legge. Attualmente siamo al 55% ben lontani dal 65% e in calo rispetto l’anno scorso.
    Aumentano i sacchetti grigi e si differenzia meno e voi come state contrastando questo decremento?
    Con una campagna pubblicitaria “AMO EBOLI” che anzichè essere a carico della ditta affidataria risulta a carico della cittadinanza con una spesa di 35.000 euro!
    L’altro appalto per la gestione del sito di compostaggio è fermo innanzi al Tar Salerno e non si capisce quale soluzione adotterà nel mentre il Comune di Eboli, vista anche la possibilità di appello al Consiglio di Stato.
    Risultato anch’esso penalizzante: i cittadini continuano a pagare centinaia di migliaia di euro per conferire la frazione organica da loro stessi prodotta e in una struttura pubblica del Comune di Eboli.
    Un paradosso inaccettabile che non vede azioni risolutive alle porte.
    Le tariffe Tari 2019, in allegato, mostrano ulteriori aumenti rispetto l’anno 2018 e con qualche esempio cerchiamo di spiegarlo ai lettori.
    Prendiamo un’abitazione da 80 metri quadri, in cui vivono una coppia di giovani, nel 2018 hanno versato di TARI 268,57 euro, nel 2019 dovranno versare 279,30 euro, con un aumento di 11 euro. Altro esempio, una casa un po’ più grande di 100 metri quadri dove vive una coppia con un bambino, 3 persone, nel 2018 ha versato 350,71, mentre nel 2019 verserà 355,43.
    Veniamo alle zone periferiche: per una coppia di novelli sposi in abitazione di 60 mq nel 2018 la Tari era pari ad € 210,51 mentre nell’anno corrente risulta di € 224,84, con 14 euro di aumento.
    Per una casa occupata da 3 persone di 80 metri quadri nel 2018 venivano corrisposti 281.84 euro, nel 2019 invece 292,39 euro, con aumento di 11 euro.
    Per un appartamento di 100 mq con 5 persone se fino all’anno scorso la Tari costava 408.43 euro ora siamo a 420.42, con dodici euro in più.
    Per le attività commerciali gli aumenti sono minori ma garantiti.
    In consiglio comunale hanno avuto anche il barbaro coraggio di chiedere il voto delle opposizioni sul testo!!
    Insomma, ad un anno esatto dalle elezioni comunali, l’amministrazione comunale imbottita di transfughi mette le mani nelle tasche dei cittadini e peggiora le condizioni di vita degli ebolitani.”

  • Raccolta differenziata: tra ritardi gravissimi e costi esorbitanti a pagare sono i cittadini. Cariello si dimetta.

    Dal 1 gennaio 2015 è scaduto il contratto con la ditta affidataria del servizio di raccolta dei rifiuti sul nostro territorio.
    Ebbene, nonostante gli sforzi dell’allora Commissario straordinario Dott.ssa Filippi, l’amministrazione Cariello non appena insediata decise di modificare gli indirizzi della gara oramai pronta e definita dalla Stazione Unica Appaltante.
    Doveva essere una corsa contro il tempo e invece si è rivelata una lenta prosecuzione del servizio in proroga, con alle spalle un caos tecnico mostruoso.
    Ritardi gravissimi che hanno prodotto un unico risultato: costi esorbitanti a carico degli ebolitani.
    Infatti, dopo oltre due anni l’ufficio Ambiente ha avuto gli indirizzi politici per redigere il bando!
    Una cosa raccapricciante, visto che la politica dovrebbe evitare invasioni di campo tecnico e chiedere piuttosto celerità al fine di risparmiare risorse.
    La gara si svolge regolarmente e viene anche disposta l’aggiudicazione ma arriva un parere ANAC, non vincolante, che diventa motivo di annullamento in autotutela.
    La ditta aggiudicataria, va ripetuto che opera in regime di proroga, propone ricorso al TAR con rinuncia alla richiesta di sospensiva cautelare e udienza di merito fissata per aprile 2019.
    Come finanche riportato dalla stampa locale, il tema rifiuti “scotta” e si capisce il perchè: dalla data di scadenza del contratto il Comune di Eboli, anzichè accelerare e bandire il servizio con costi notevolmente ridotti rispetto al passato, tra “nuovi indirizzi politici” e appalto annullato, ha sborsato oltre 17.500.000 euro di proroghe e nessuna nuova gara si intravede all’orizzonte.
    Per non parlare della gestione dell’isola ecologica il cui contratto è anch’esso scaduto e anche in questo caso si sta operando in regime di proroga.
    I cosi sono assai gravosi per le casse comunali: oltre 250.000 euro dal gennaio 2015 ad oggi, senza che nessuna gara è stata mai esperita per l’affidamento della stessa, nonostante siano trascorsi quasi quattro anni.
    Non è affatto in discussione la professionalità della ditta operante, come qualcuno vorrebbe far emergere perchè l’imprenditore fa il suo lavoro, ma è impensabile che a pagare questa inerzia della Pubblica Amministrazione siano i cittadini, con una tariffa TARI tra le più alte della Provincia di Salerno.
    Bisogna fare presto e svolgere il nuovo appalto pubblico, azichè erogare 366.000 euro al mese per un servizio in proroga!
    Cariello e la sua compagine, se hanno a cuore le sorti di Eboli, procedano ad indicare all’ufficio Ambiente la priorità in assoluto: la nuova raccolta differenziata ad Eboli.
    Ogni giorno di ulteriore silenzio sarà uno stimolo per le opposizioni consiliari unite nel chiedere un consiglio comunale monotematico su appalti e affidamenti diretti, anche se c’è da constatare che la conferenza dei capigruppo è risultata deserta per assenza della maggioranza.
    Questa mossa disperata e maldestra allo stesso tempo, fa riflettere sulla incapacità amministrativa e la totale inadeguatezza di questi Signori che non mollano la poltrona, nonostante il loro tramonto sia vicino.
    Siamo in campo e resteremo sempre al fianco degli ebolitani che chiedono una svolta politica in questa Città.

  • Area S. Antonio: contratto non firmato e nubi all’orizzonte. Valorizzazione al palo.

    Stiamo tentando di comprendere il ritardo da parte degli uffici comunali nella stipula di un regolare contratto, a seguito di aggiudicazione di gara ad evidenza pubblica.

    Non riusciamo a dare risposte logiche a questa incredibile vicenda, che per chi legge vale la pena riassumere.
    Con delibera di giunta comunale 305 del 13/11/2012 vengono dati gli indirizzi per lo svolgimento della gara pubblica del 30/10/2013, avente ad oggetto la gestione in concessione dell’area sita in loc. S. Antonio di Eboli (SA);

    Unica partecipante alla gara risulta essere la più vecchia società sportiva di Eboli la “Asd Atletica Ebolitana”.

    Con verbale di gara del 5/11/2013 viene aggiudicata provvisoriamente l’area a tale società con un importo di euro 240,10 di canone mensile da corrispondere al Comune di Eboli (SA) e nell’anno 2014 con determinazione del settore patrimonio del 15/04/2014 viene comunicato alla società l’aggiudicazione definitiva unitamente ad un nuovo crono programma dei lavori da realizzare all’interno e una polizza fideiussoria.

    A tale aggiudicazione,però, non segue una regolare stipula del contratto che, ad oggi, non risulta ancora sottoscritto dalle parti.

    Nel mentre la politica farnetica e gli uffici restano in silenzio, con il trascorrere del tempo, nel mese di febbraio 2015, si registrano numerosi danni all’area in oggetto, tra cui la caduta di alberi, rottura del cancello d’ingresso e verso la fine dello stesso anno avviene un episodio ancora più preoccupante, ovvero l’incendio doloso del container sito all’interno della struttura e ricadente nella concessione comunale;

    Anno nuovo e stessa musica, perchè nel 2016, vengono distrutti i servizi igienici, viene raso al suolo il locale adibito a bar e trafugate le recinzioni.

    Ad oggi, ogni bene ricadente nell’area, rispetto al bando e alla planimetria originaria, è andato quasi tutto completamente distrutto.
    Tale situazione mina la credibilità dell’Ente comunale, visto che si tratta dell’unico caso di gara, aggiudicata regolarmente e con fideiussione presentata, che non viene sottoscritta previo contratto.
    Le perdite economiche per il Comune di Eboli sono ingenti, basti pensare che tutti gli investimenti e migliorie, oltre il mancato incasso del canone mensile, potrebbero entrare a far parte del patrimonio pubblico e al servizio della cittadinanza.

    L’area è in balia di vandali, di parcheggiatori abusivi durante le manifestazioni realizzate nelle vicinanze e senza una copertura assicurativa tale da risarcire, eventualmente, qualche malcapitato cittadino per un sinistro, che in queste condizioni, sarebbe facilmente realizzabile.
    Nell’interrogazione comunale abbiamo chiesto al primo cittadino: 1) quali motivazioni spingono la Resp. del Settore Patrimonio a non stipulare regolare contratto con l’associazione sportiva Asd Atletica Ebolitana; 2) perché l’ area è abbandonata e senza controllo alcuno da parte dell’Ente; 3) se, a seguito della vandalizzazione, l’importo del contratto sarà rivisto dagli uffici comunali; 4) quali utili provvedimenti vorrà intraprendere la S.V. per porre rimedio a tale incresciosa situazione, da cui derivano danni erariali.
    Se ad Eboli vengono garantite situazione di perfetta illegalità, vedi Spartacus,perchè questa società, proprio perchè condotta e partecipata da uomini liberi, non può avere diritto ad entrare in possesso dell’area regolarmente aggiudicata?”

  • NO ALLE FONDERIE PISANO SENZA SE E SENZA MA. PRONTI ALLE BARRICATE!

    Come per la salvaguardia dell’Ospedale, dell’Istituto Perito Levi e in tema di sicurezza, anche ieri sera abbiamo dimostrato, qualora ve ne fosse ulteriore bisogno, di amare la nostra Città.
    Nel mese di maggio, su segnalazione di molti cittadini, ci siamo attivati al fine di scongiurare la delocalizzazione delle #Fonderie #Pisano nella Piana del Sele ed in particolare nella città di Eboli.
    Dopo un’interrogazione comunale e una lettera indirizzata al Sindaco ( senza aver ricevuto riscontro), abbiamo depositato una mozione che impegnava l’amministrazione comunale a utilizzare tutti gli strumenti amministrativi in caso di necessità, ivi compreso il cambio di destinazione d’uso dei terreni privati dove potrebbero sorgere questo complesso industriale.
    Cariello, Vecchio, e la maggioranza in consiglio comunale ( quei pochi rimasti a votare), a seguito dell’intervento di Botte della CGIL, non hanno chiuso i battenti a questa ipotesi denegata e sciagurata, isolando l’Ass. all’Ambiente Ginetti e il Presidente della Comm. Ambiente Merola che esattamente un giorno prima avevano dato parere contrario.
    Le Fonderie Pisano non saranno #mai delocalizzate ad Eboli e questa è una promessa!
    Avvieremo una raccolta firme popolare rivolgendoci a tutte le forze civiche e politiche presenti sul territorio. Siamo pronti a issare barricate e a portare migliaia di persone in Piazza, perchè è chiaro a tutti che la popolazione ebolitana non vuole questo complesso industriale.
    La #salute è un diritto e come tale va tutelato, ma se sono sicure perchè non le realizzano a Salerno?
    Lettera al Sindaco
    Si vergognigno!